sabato 3 dicembre 2011

I tre casi

Oggi, o forse dovrei dire ieri vista l'ora, ho portato con me tre manoscritti da lavoro. Li ho presi a caso dal mucchio sulla mia scrivania, sperando di poterli leggere in serata. Lo spettacolo è stato desolante, anche se desolante non rende appieno l'idea.

Dovete sapere che ogni editor lavora a modo suo, non c'è una regola fissa. Alcuni colleghi preferiscono partire dalla sinossi, altri dal primo capitolo, altri ancora da pagine a caso o dal finale. Io seguo una logica tutta mia, dipende dall'opera che mi ritrovo davanti, anche se la parola opera, ancora una volta, non è del tutto esatta. Non nei tre casi che vi proporrò ora:

Il Fantasy Banale.

Nel titolo c'erano parole come "cronaca" e un nome impronunciabile, cosa che mi ha subito convinto a leggere prima la sinossi. In questi casi non importa l'eleganza dello stile o la ricchezza del vocabolario. Puoi anche essere un genio della sintassi, ma se la tua storia è orribile non mi convincerai mai a prenderti sul serio. E difatti la sinossi era un mare di luoghi comuni. A dire il vero non era neppure una sinossi. Un giorno forse vi spiegherò come scriverne una decente, sintetica, priva di paroloni inutili e autocelebrazioni varie. Bocciato.

Il Noir Interessante.

Ho letto molti noir negli anni passati, un po' meno dal 2008 a questa parte, quando mi sono dedicato alla narrativa per ragazzi. Quello che mi sono ritrovato davanti sembrava un lavoro interessante, con guizzi intelligenti e una prosa tutto sommato scorrevole. Poi però ho pensato che il mio giudizio potesse essere di parte, dal momento che non curo più questo genere da anni; così mi sono riproposto di passare il manoscritto a un collega. Lo leggerà? Non lo so. Per lo meno posso dire di averci provato.

Il Fantasy Sgrammaticato.

Una delle cose più brutte che abbia mai letto. La sinossi era scritta bene, la storia e le schede dei personaggi erano particolareggiate a sufficienza, ma lo stile... lo stile era orribile. Il manoscritto è proprio qui, davanti a me. L'autore, nella sua biografia, dice di avere ventidue anni, ma secondo me ne ha meno di diciotto. Da un ventiduenne mi aspetto metodo, rigore, esperienza. E invece la paragrafazione era oscena, la punteggiatura un incubo. Esempi? Quattro puntini di sospensione invece di tre, nessuno spazio dopo la virgola - ma stranamente presente dopo il punto, i due punti e il punto e virgola - e decine, anzi centinaia di punti esclamativi. Bocciato.

Cosa accadrà domani, o forse dovrei dire oggi? Leggerò decine di cose simili. Forse però scoverò anche qualche perla.

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