sabato 3 dicembre 2011

Osare o non osare

Purtroppo in questi giorni il tempo è poco. Le case editrici stanno ultimando i calendari del prossimo anno, il che vuol dire che verranno prese decisioni importanti e che dovrò leggere centinaia di manoscritti entro la fine del mese. Sarò quindi breve.

Il mio articolo precedente ha generato un dibattito interessante sull'osare e il non osare in ambito editoriale. Ho notato però che c'è l'errata convinzione che siano gli editori ad andare cauti. Forse è vero, ma vi siete chiesti perché? Avete notato che ogni proposta fuori dal coro viene bocciata dai lettori stessi? Cito il genere noir, con le sue varie antologie, che ha avuto un riscontro scarsissimo; o il fantasy di matrice "vampiresca" che floppa non appena si distacca dalle tematiche cretino-adolescenziali; o ancora la narrativa italiana in generale, che per sopravvivere deve appoggiarsi ad autori conosciuti poco ispirati o a esordienti che inseriscono parole scabrose nel titolo.

Siamo in questa situazione di relativa "stasi" per colpa dei lettori. Ma capisco anche che non si possa pretendere troppo da chi corre dietro alle fascette RIVELAZIONE o da chi ritiene che il noir sia nato con Larsson. Che poi neppure di noir si tratta, tanto per capirci.

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